L'inquinamento delle acque
QUANTA PLASTICA FINISCE NEL MEDITERANEO?
Secondo quanto riportato dal portale del programma di comunicazione regionale europeo EU Neighbors South, sono circa 570mila le tonnellate di plastiche che finiscono ogni anno nel Mar Mediterraneo, una quantità pari al peso di oltre 50 Torri Eiffel.
Tra 30 anni, potremmo avere più plastica che pesci in mare, con enormi conseguenze sulla nostra salute, rischiando letteralmente di mangiarla a causa delle microplastiche già presenti sui nostri piatti.
QUALI SONO GLI EFFETTI DEGLI SVERSAMENTI DI IDROCARBURI?
L’inquinamento chimico prodotto dagli sversamenti di idrocarburi causa problemi diretti sull’ecosistema ma anche un effetto “soffocamento” del mare legato all’ossigenazione dell’acqua.
Oggi si interviene solo in caso di gravi incidenti ambientali o per prevenire danni su grandi imbarcazioni ma sono diverse le situazioni che, “goccia dopo goccia”, inquinano silenziosamente i nostri mari soprattutto nella stagione turistica.
E SE MORISSE ANCHE LA VITA NEL NOSTRO MARE?
Gli habitat marini sono sempre più fragili.
Le cause sono i cambiamenti climatici, la presenza di specie “aliene” che aggrediscono e indeboliscono le nostre comunità autoctone, portate nel nostro mare dalle imbarcazioni che arrivano da altri territori, lo sfruttamento intensivo delle risorse marine, i problemi già citati legati a plastiche e idrocarburi e la pressione delle attività antropiche in aree marine sensibili.
La plastica in mare
Bottigliette, confezioni alimentari, reti da pesca, mozziconi e microplastiche che finiscono ogni giorno nelle nostre acque.
Dobbiamo fermare il problema a monte cambiando i nostri stili di produzione e di consumo.
Nel frattempo, dobbiamo contribuire a togliere le plastiche, e soprattutto le microplastiche, dall’acqua: frammenti così piccoli che vengono confusi dai pesci per cibo che, cibandosene, rischiano di morire e noi di ritrovarli nei nostri piatti. Infatti, uno studio australiano ha rivelato che ogni settimana rischiamo di mangiarci l’equivalente di 1 carta di credito di plastica .
Un dato ancora più allarmante se pensiamo che, nel Mar Mediterraneo, le microplastiche rischiano di aumentare del 300% entro il 2025.
Dati da conoscere
Nel Mediterraneo, ogni anno finiscono 570 mila tonnellate di plastica, una quantità pari al peso di oltre 50 Torri Eiffel. Tutta questa plastica, che finisce in mare, ci torna letteralmente indietro. Infatti, uno studio australiano ha rivelato che ogni settimana rischiamo di mangiarci l’equivalente di 1 carta di credito di plastica, questo perché i nostri mari sono invasi da plastiche e, ancora più pericoloso, da microplastiche ovvero frammenti fino a 5 mm di diametro: in alcuni tratti del Mediterraneo, la quantità di microplastiche è cresciuta dell’80% tra settembre 2019 e maggio 2022.
Gli sversamenti di idrocarburi
L’iridescenza che vediamo in acqua è solo un sintomo. Nella stagione estiva ogni giorno entrano “gocce nere” nelle nostre acque.
Se ne parla solo in caso di gravi incidenti ambientali ma esiste un rischio di sversamento di idrocarburi continuo e costante, soprattutto nella stagione estiva e anche ad opera delle piccole imbarcazioni.
Il rifornimento, la pulizia delle acque di sentina e la manutenzione del motore delle barche, di ogni barca, può accidentalmente provocare sversamento di idrocarburi con conseguenze devastanti per l’ossigenazione delle acque e della sua fauna.
Dati da conoscere
Ogni anno il Mar Mediterraneo subisce sversamenti di idrocarburi per circa 600.000 tonnellate; gli incidenti ambientali accaduti negli ultimi 30 anni in Italia hanno causato il rilascio in mare di circa 272.000 tonnellate di petrolio con conseguenze disastrose sui nostri habitat naturali e sull’ossigenazione delle acque.
Ma oltre agli incidenti ambientali, anche le “attività operazionali” delle imbarcazioni, persino delle più piccole, rischiano di rilasciare idrocarburi. Lo sversamento di singole gocce di idrocarburi, da anni, sta provocando gravi effetti negativi sull’ossigenazione dell’acqua e direttamente sulle specie animali e vegetali che ci vivono.
Gli habitat fragili
Sono oltre 30 le specie endemiche del Mediterraneo, come il delfino comune, che rischiamo di perdere entro la fine del secolo.
L’impoverimento dell’habitat naturale a causa della pressione antropica, dai cambiamenti climatici all’inquinamento da plastiche, dalla contaminazione chimica agli scarichi industriali, sta compromettendo la salute di tutte le specie viventi e di conseguenza, i servizi ecosistemici che ci offrono per la nostra stessa sopravvivenza.
Una delle piante marine più importanti del Mediterraneo, la Posidonia oceanica sta regredendo ovunque in Italia: negli ultimi 50 anni la sua presenza nel nostro mare è diminuita di oltre il 30%.
Dati da conoscere
Sebbene occupi solo circa il 0,82% degli oceani mondiali, il Mar Mediterraneo è un hotspot di biodiversità con il 7,5% di tutte le specie marine e 94 tipologie di habitat. La biodiversità, più elevata nelle aree costiere, è purtroppo molto vulnerabile all’inquinamento dovuto ai fattori di origine antropica. Tra questi, lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali, l’intensa navigazione in aree fragili, dove la Posidonia oceanica rischia di essere distrutta, e l’introduzione di “specie aliene”, riconosciute come una delle principali cause di perdita della biodiversità a livello mondiale.